Bosco delle Querce

Bosco delle Querce
Parco Naturale Regionale

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L’origine artificiale del Bosco delle Querce e il suo isolamento dal resto del territorio hanno reso l’intera area difficilmente raggiungibile da animali che non abbiano una mobilità particolare come gli uccelli. In particolare la presenza di infrastrutture a sviluppo lineare così impattanti come la superstrada Milano-Meda interrompe la continuità ambientale ed ostacola fortemente la mobilità della fauna selvatica.
Dopo i lavori di bonifica gli unici animali facilmente visibili all’interno dell’area del Bosco delle Querce erano i conigli selvatici.
Nonostante il Bosco delle Querce sia completamente circondato da infrastrutture e insediamenti, il primo censimento faunistico del 1990 ha mostrato una significativa presenza di avifauna (18 specie), di 5 specie terrestri e 4 specie di anfibi e rettili. Gli uccelli, in quanto volatili, ovviamente sono facilitati nel colonizzare aree verdi isolate, grazie alla loro facilità di movimento, mentre le specie terrestri sono migrate all’interno del bosco soprattutto attraverso lo stretto corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del torrente Certesa, anche se fortemente inquinato dalla industrializzazione a monte. I pesci erano presenti solo nel laghetto vicino alla sede del parco.
Nel tempo si sono attuati, oltre al rimboschimento generalizzato, specifici accorgimenti per favorire lo sviluppo faunistico. Gli interventi sono consistiti in sfalci ritardati per non danneggiare la nidificazione primaverile, creazione di aree umide e laghetti, inserimento di cespugli a bacche, inserimento di anatre selvatiche, di starne e di fagiani.

È stata anche predisposta una recinzione dell’intera area naturalistica e sono state realizzate ulteriori recinzioni per protegge la fauna presente dai cani randagi.
Nel corso degli anni sono state condotte alcune ricerche specifiche sullo sviluppo faunistico all’interno del Bosco delle Querce. In particolare la Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli (LIPU) ha curato uno studio sulle comunità di uccelli e una ricerca sulle comunità di rettili e anfibi; una tesi di laurea in Scienze Biologiche presso l´Università Statale di Milano ha studiato il popolamento dei Coleotteri Carabidi del bosco; al Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Pavia è stato affidato uno studio sui sistemi riproduttivi della fauna.

I mammiferi

Inizialmente come numero di specie le popolazione di micromammiferi appaiono limitate, oggi sono presenti nel bosco alcuni mammiferi tra cui il coniglio selvatico, la lepre, la volpe, il riccio, due specie di arvicola e la talpa. Se si considera tuttavia il numero di individui, colpisce l’elevata popolazione dei conigli selvatici. La causa principale di questa situazione è dovuta alla carenza di predatori naturali, che difficilmente attraversano l’area urbanizzata e sono tenuti lontano dalla recinzione.

Gli uccelli

Dopo il primo rilevamento dell´avifauna del 1990 è stato condotto un successivo e più dettagliato censimento nel 1997 dalla LIPU (Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli).
La colonizzazione dell´avifauna è stata capillare e nell´intero Bosco delle Querce sono state rilevate 49 specie di uccelli, di cui 38 nidificanti.
Considerando che nel 1990 le specie erano solamente 18, la forte diversificazione in così pochi anni è un indice positivo di sviluppo dell´ecosistema.
Tra gli uccelli del Bosco delle Querce prevalgono le specie passeriformi. Una delle specie più diffuse è lo Storno, per le sue caratteristiche di ubiquità. Mentre è segnalata la presenza di alcune specie più esigenti e rare, tipiche dei boschi, come il Picchio rosso maggiore, protetto su tutto il territorio nazionale ai sensi della legge 157/92.
Altri esempi di specie presenti: Allodola, Merlo, Cinciallegra, Quaglia, Fagiano, Starna, Ballerina bianca, Airone cenerino (di frequente passaggio nei laghetti), Corvo, Civetta, Germano reale, Cornacchia grigia, Passero domestico, Torcicollo, Pettirosso, Scricciolo e Codibugnolo.

I rettili e gli anfibi

Da studi effettuati dalla LIPU nel 1997 sono state identificate 3 specie di anfibi (Rospo smeraldino, Raganella italiana, Rana verde) e 2 specie di rettili (Lucertola muraiola, Biacco).
Gli ambienti più favorevoli allo sviluppo degli anfibi sono le zone umide e quindi le popolazioni rilevate erano concentrate nelle pozze d’acqua presenti. Alcune di queste risultarono poco frequentate, a causa della presenza di pesci e della ripidità delle rive. Da segnalare l’utilizzo massiccio delle pozze d´acqua piovana formatesi nella vasca di accumulo del percolato, per molti anni inutilizzata e divenuta un ambiente molto favorevole per la riproduzione degli anfibi.
Per quanto riguarda i rettili, gli ambienti più favorevoli si rivelarono il versante meridionale della collina di Seveso nei pressi del grande pioppo e le aree cespugliari adiacenti ai muri perimetrali del cimitero, entrambi ricoperti da densi rovi.

Gli insetti

In generale gli insetti, ossia l’entomofauna, costituiscono una delle componenti più importanti di ogni ecosistema terrestre, a motivo del gran numero di specie e di individui e anche di biomassa. Inoltre sono degli ottimi indicatori biologici, in quanto sono coinvolti nell’azione continua di modifica esercitata dall´uomo sull’ambiente.
L’abbondanza e la diversità dell’entomofauna presente in un bosco sono legate al suo grado di evoluzione. In particolare, la presenza di comunità di Carabidi (famiglia dell’ordine dei Coleotteri, il più vasto ordine di insetti) stabili e diversificate è fondamentale per un controllo biologico degli insetti e molluschi dannosi alle piante.
Dal 1994 al 1996 sono stati compiuti una serie di campionamenti nel Bosco delle Querce in diverse stazioni. L’analisi effettuata indicava la forte dominanza di un numero assai limitato di specie e le comunità presenti risultavano profondamente diverse da quelle tipiche di un querceto maturo.
È stata rilevata un’influenza negativa sull’evoluzione di queste comunità esercitata dal taglio d’erba, dalla raccolta delle lettiere di foglie e più in generale da quella che viene definita “pressione antropica da giardinaggio”, che contribuiva a mantenere giovane la successione ecologica complessiva. Effetti negativi esercitavano anche le variazioni di pH del suolo conseguenti alla bonifica, anche se in fase di attenuazione, le vibrazioni emesse dalla superstrada Milano-Meda e l’inquinamento atmosferico tipico dell’area metropolitana.
La decisione di ridurre la manutenzione al suolo adottata dall’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (ex ARF ora ERSAF) per l’area naturalistica ha avuto sicuramente un effetto positivo.

(tratto da Il Bosco delle Querce di Seveso e Meda, a cura di Mario di Fidio, Regione Lombardia e Ente Regionale per i Servizi all´Agricoltura e alle Foreste, 2000)

Il Bosco delle Querce di Seveso e Meda è stato interamente costruito dall’uomo con l’intento di dar vita ad un bosco con caratteristiche simili a quelle dei vicini boschi originari, costituiti in prevalenza da Farnia, Pino silvestre, Betulla, Carpino bianco, Ontano nero e Salice bianco.
La tipologia più diffusa è infatti rappresentata dal prato alberato, a cui si alternano zone ad arbusteto, diffuso soprattutto in corrispondenza delle colline di Seveso e di Meda. All’interno di questa matrice, si inserisce un bosco ad evoluzione spontanea, caratterizzato da un ricco sottobosco, che costituisce un’area a vocazione naturalistica ad accesso limitato.
Dopo i lavori di bonifica, terminati nel 1984, un solo e unico grande pioppo era presente nell’area che oggi ospita il Bosco delle Querce; ma già alla fine del 1998, l’area era costituita da oltre 45.000 tra piante arboree ed arbustive.

Il Bosco delle Querce di Seveso e Meda è stato interamente costruito dall’uomo con l’intento di dar vita ad un bosco con caratteristiche simili a quelle dei vicini boschi originari, costituiti in prevalenza da Farnia, Pino silvestre, Betulla, Carpino bianco, Ontano nero e Salice bianco.
La tipologia più diffusa è infatti rappresentata dal prato alberato, a cui si alternano zone ad arbusteto, diffuso soprattutto in corrispondenza delle colline di Seveso e di Meda. All’interno di questa matrice, si inserisce un bosco ad evoluzione spontanea, caratterizzato da un ricco sottobosco, che costituisce un’area a vocazione naturalistica ad accesso limitato.
Dopo i lavori di bonifica, terminati nel 1984, un solo e unico grande pioppo era presente nell’area che oggi ospita il Bosco delle Querce; ma già alla fine del 1998, l’area era costituita da oltre 45.000 tra piante arboree ed arbustive.

I primi inventari (1988 e 1991) rivelarono che nel complesso le piante si trovavano in uno stato vegetativo da discreto a buono, in risposta alla positiva evoluzione del terreno. Nel complesso la formazione di un bosco, a partire da una modifica profonda del terreno come quella realizzata, si confermava come un processo graduale, che richiedeva cure prolungate per vari anni.Nel 1992, quando l’ecosistema si era sviluppato adeguatamente, venne affidata una ricerca all’Università di Pavia sulle condizioni della copertura vegetale, comprendente un censimento floristico, un rilevamento della vegetazione e una cartografia delle caratteristiche ambientali dedotte dall’applicazione di indici ecologici. L’indagine floristica era tesa a rilevare tutte le piante nate spontaneamente, conseguenza di casuali apporti di semi e della selezione e adattamento alle condizioni ambientali delle stazioni di insediamento, ma anche agli interventi manutentivi, come i tagli periodici dei prati.

I primi inventari (1988 e 1991) rivelarono che nel complesso le piante si trovavano in uno stato vegetativo da discreto a buono, in risposta alla positiva evoluzione del terreno. Nel complesso la formazione di un bosco, a partire da una modifica profonda del terreno come quella realizzata, si confermava come un processo graduale, che richiedeva cure prolungate per vari anni.Nel 1992, quando l’ecosistema si era sviluppato adeguatamente, venne affidata una ricerca all’Università di Pavia sulle condizioni della copertura vegetale, comprendente un censimento floristico, un rilevamento della vegetazione e una cartografia delle caratteristiche ambientali dedotte dall’applicazione di indici ecologici. L’indagine floristica era tesa a rilevare tutte le piante nate spontaneamente, conseguenza di casuali apporti di semi e della selezione e adattamento alle condizioni ambientali delle stazioni di insediamento, ma anche agli interventi manutentivi, come i tagli periodici dei prati.

I risultati dello studio indicavano una forte preponderanza delle specie erbacee, mentre le specie legnose, nate spontaneamente, in aggiunta a quelle piantate dall’uomo, erano molto poche, dato confermato anche visivamente percorrendo l’area dove dominava il prato.
Uno studio effettuato nel 1998 evidenziò inoltre che alcune specie (Betulla, Pioppo bianco, Ontano nero) mostravano segni di stress ad altre (Frassino, Olmo campestre) avevano comunque difficoltà a rinnovarsi, a differenza di specie più vitali (Acero campestre, Farnia, Quercia rossa e in misura minore Carpino bianco). Tranne la Quercia rossa, che è esotica, si tratta di specie arboree tipiche della vegetazione naturale potenziale dell’alta pianura (Querco-Carpineto), verso cui sembra evolvere il popolamento forestale, confermato dalla buona presenza nel sottobosco di arbusti tipici come Biancospino, Prugnolo, Rosa Canina, Viburno, Pado, Nocciolo, Corniolo e Lantana.
Tra la flora spontanea del Bosco delle Querce si trova un certo numero di piante officinali. Tra queste il comune Tarassaco (Taraxacum officinale), molto usato in erboristeria, la Verbena, la Menta ed essenze dai fiori colorati, come Malva e Trifoglio.

Di seguito si trovano, liberamente scaricabili, i volumi realizzati dal Comune di Seveso e dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente nell’ambito del progetto “Il Bosco delle Querce area sorgente di biodiversità” realizzato grazie anche al contributo della Fondazione Cariplo.