Bosco delle Querce

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Bosco delle Querce
Parco Naturale Regionale

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Poche decine di ettari di boschi e prati nel cuore della Brianza urbanizzata e industrializzata possono rappresentare un rifugio di grandissima importanza per numerose specie animali.
Il ricco mosaico di ambienti naturali attualmente presente nell’area protetta comprende boschi di latifoglie e di conifere, arbusteti, brughiere, praterie e ambienti acquatici quali stagni e corsi d’acqua e ospita una biodiversità particolarmente significativa.

Poche decine di ettari di boschi e prati nel cuore della Brianza urbanizzata e industrializzata possono rappresentare un rifugio di grandissima importanza per numerose specie animali.
Il ricco mosaico di ambienti naturali attualmente presente nell’area protetta comprende boschi di latifoglie e di conifere, arbusteti, brughiere, praterie e ambienti acquatici quali stagni e corsi d’acqua e ospita una biodiversità particolarmente significativa.

Il corso d’acqua Certosa o Terrò lambisce per un lungo tratto il perimetro del Bosco delle Querce, dopo aver drenato un ampio territorio a monte fino al lago di Montorfano, per entrare poco più a valle del Bosco nel torrente Seveso.
Il clima del Bosco delle Querce può essere considerato di tipo moderato-continentale, con inverni rigidi ed estati calde, con escursioni termiche che raramente superano i 20°C, umidità elevata, nebbie autunnali e invernali, piovosità concentrata in primavera e autunno, ventosità limitata. Le precipitazioni medie annuali sono di circa 1300 mm di pioggia.
La vegetazione naturale un tempo presente nella zona può essere individuata nell’ambito delle latifoglie mesofite e in particolare del Querco-Betuletum insubricum, Querco-Carpinetum, Querce-Ostrietum (Helleboro-Ornetum), con buona variabilità a seconda della composizione del terreno, più o meno profondamente alterato.
Le specie arboree e arbustive presenti nei boschi residui vicini sono costituite da Farnia o Rovere, Pino silvestre, Betulla, Carpino bianco, Ontano nero, Salice, Corniolo, Rovo, Biancospino, Nocciolo, Sambuco… Da ricordare tra la flora erbacea l’Erica e la Molina.

Nel 1992, dato che il parco aveva assunto ormai una forma più precisa, grazie a una evoluzione positiva dell’ecosistema e che sarebbe stato aperto al pubblico, l’Azienda regionale delle Foreste (ora ERSAF) individuò una vera e propria zonizzazione del parco, sulla base di destinazioni funzionali specifiche.
Venne suddiviso in 5 tipologie di aree definite da uno studio vocazionale, ripartite in aree paesaggistiche (5 ettari), aree naturalistiche (16,5 ettari), aree ricreative intensive (7,2 ettari, aree ricreative estensive (8 ettari) e aree di rispetto (6 ettari), per un totale di 42,7 ettari.
Le aree paesaggistiche, fasce strette e lunghe attorno al parco, hanno una funzione di barriera verde, per schermare il parco nei confronti degli effetti nocivi provenienti dell’esterno, in termini sia di visuale (schermo ottico) che di immissioni (schermo fonoassorbente).
Le aree naturalistiche hanno la funzione di assicurare un buon inserimento della micro e macrofauna tipica dei boschi. Per questo motivo è stata individuata una superficie più compatta ed estesa, circa un terzo della superficie totale), nel settore più appartato del parco, confinante con la superstrada.
L’accesso alle aree naturalistiche, interamente recintate, è consentito soltanto con visite guidate e lungo determinati sentieri con finalità didattiche.
Le aree ricreative intensive comprendono tre superfici separate, nei punti periferici di particolare interesse per l’accesso al pubblico: a nord lungo il torrente Certesa, al centro, attorno al centro visite del parco di via Ada Negri, a sud in corrispondenza di accesso secondario in prossimità dell’ingresso di via Redipuglia.
Le aree ricreative estensive sono destinate ad ospitare il pubblico per attività prevalentemente escursionistiche e senza attrezzature.
Si tratta di due superfici naturaliformi di transizione, dislocate tra l’area naturalistica recintata e le aree ricreative intensive e di rispetto. 
Le aree di rispetto comprendono gli impianti tecnologici, ossia le due colline che ospitano le vasche con i residui della bonifica, delimitate da una spessa barriera arbustiva e un’area compresa tra la superstrada, lo svincolo e l’area di fruizione intensiva di Meda.

(Tratto da Il Bosco delle Querce di Seveso e Meda, a cura di Mario di Fidio, Regione Lombardia e Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, 2000)